Countdown parte II

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5 dicembre 2013 di thesurvivaldiaries

[Special guest: David Randino]

30 ORE PRIMA:

Ok ci siamo,abbiamo dato un’occhiata alla via e gli zombi presenti non sembrano particolarmente veloci,il caos è scoppiato a gennaio del 2012 e il tempo trascorso non ha indebolito solo noi…ma per fortuna anche loro.
Non abbiamo la certezza che aprendo la porta troveremo le scale libere da ogni minaccia, quindi abbiamo optato per un’uscita separata, io e Matteo andremo per primi, ad ogni piano faremo un segnale per dire a Pietro e Simona che la via è libera, poi ci riuniremo tutti davanti all’ingresso principale del palazzo e usciremo tentando di tenere Simona e il suo pancione il più possibile al riparo e cercheremo di essere pronti alla prima difficoltà… Odio i piani studiati a tavolino, qualcosa, quasi sempre, non funziona…
IL GIORNO ZERO
IL PRESENTE
Ho provato ad alzarmi da questa maledetta sedia e un bel po’ di sangue ha imbrattato il pavimento, non ho nozioni mediche, ma sono abbastanza sveglio per  comprendere che sto perdendo troppo sangue, morirò a breve e diventerò uno di loro, cazzo… fuori dalla finestra le mamme zombi girano e girano senza sosta e senza senso… questa stanza è fredda e buia, mi sento solo… non voglio morire senza nessuno vicino… piango… l’ultima volta che ho pianto è stato all’incirca un’anno fa.. non si capiva bene cosa stesse succedendo, o probabilmente ero io a non capirlo, ma il mondo era precipitato con tutti i suoi passeggeri a bordo, chi non era morto nello schianto stava morendo dopo a causa delle conseguenze dei morti… che erano tornati in vita… assurdo… Me ne stavo a casa, mi prendevo cura di mia madre che da tempo era bloccata a letto per un brutto male in fase terminale, fuori sentivo sirene di ambulanze, polizia, vigili del fuoco, era un mix sinfonico di avvertimento del pericolo, poi iniziarono gli spari, le urla, le esplosioni e i roghi, l’odore del fumo era insopportabile, a volte il vento lo portava fin dentro casa e mia madre tossiva forte, allora io inzuppavo un panno con acqua fresca e glielo sistemavo sulla bocca, lei sembrava calmarsi, ma vedevo che la stavo perdendo, sfioriva giorno dopo giorno e il mio dolore era grande, di quello che stava accadendo nel mondo, per quanto possa sembrare strano, a me non me ne fregava un cazzo, il mio mondo era tra quelle mura e la donna che mi aveva dato la vita si trovava lì e aveva bisogno di me.
A volte rimanevo seduto sul divano per notti intere a guardare la tv, oppure mi collegavo in rete, e guardavo l’inferno, corpi smembrati che camminavano come se nulla fosse, soldati che sparavano indistintamente sulle persone, atti vandalici, incidenti, stupri, morti! Caos e pazzia… e una di quelle notti ho sentito dei passi dietro di me, voltandomi l’ho vista camminare, erano mesi che ormai si trovava bloccata a letto, ma ora camminava, ho sentito delle lacrime rigarmi il viso per la felicità, sapevo che non era più lei, avevo visto per giorni interi le immagini e sentito più volte ripetere chi e che cosa erano dopo la morte le persone, ma ho voluto godermi quell’attimo di gioia e pensare che anche lei fosse felice, poi mi sono alzato ho preso il martello che tenevo sul tavolo da alcuni giorni e ho pianto sangue…
30 ORE PRIMA
LA FUGA:
Le scale sono libere, Matteo mi ha mandato avanti, maledetto cacasotto, sono stato attento ad ogni passo, come d’altronde ho imparato a fare in questo ultimo anno, Pietro e Simona sono venuti dietro di noi un piano per volta come era nei piani, ora siamo davanti al portone principale e c’e’ da prendere una decisione, chi esce per primo? Matteo sembra aver perso tutto il suo coraggio da leader, facile fare il capo quando sei dentro una casa al sicuro e vantarti di come sei sopravvissuto nell’ultimo anno…la sua frase mi torna in mente continuamente “STATE PIU’ ATTENTI AI VIVI CHE AI RITORNATI”… devo stare attento a lui, ecco cosa devo fare, comunque sia Pietro si è fatto avanti, Simona a provato a farlo desistere, ma lui le ha detto una cosa davvero speciale:
“COME POTRO’ ESSERE PADRE E PRENDERMI CURA DI VOI, SE NON CORRO DEI RISCHI?”
Ha perfettamente ragione, l’ho visto stringere la sua mazza chiodata ed è scomparso dietro la porta dai vetri sgranati, il tempo che abbiamo trascorso aspettando che ci desse il via libera è  sembrato eterno,ma poi abbiamo sentito bussare e ho spalancato il portone, “LA VIA E’ LIBERA NEL RAGGIO DI 10 METRI, SE CI MUOVIAMO VELOCI POSSIAMO ENTRARE AL NOVO HOTEL E SPERARE DI TROVARE DEL CIBO”.
Ecco il geniale piano che abbiamo studiato, entrare in un hotel di lusso che nell’ultimo anno sarà stato saccheggiato più volte, e come se non bastasse ci saranno zombi che aspettano un gruppo di coglioni in cerca di cibo, proprio un piano diabolico…
28 ORE PRIMA
STANZA 131 DEL NOVO HOTEL
Patatine, bibite gassate al gusto di fragola, qualche merendina e tante bottigliette mignon di gin, vodka e rhum… ma c’e’ poco da festeggiare, arrivare qui è stata dura e il gruppo ha perso una persona.
Appena siamo usciti dal palazzo Pietro ha preso Simona e stringendola ha iniziato a camminare veloce, io e Matteo stavamo il più vicino possibile a loro, ma gli zombi, che dall’alto dell’appartamento dove ci trovavamo ci sembravano lenti e messi male, in realtà erano abbastanza in ottimo stato, i primi corpi putridi ci sono stati addosso dopo poche decine di metri, Matteo era armato con un’ascia bipenne che aveva rubato chissà dove, l’ho visto menare fendenti alla cieca, era completamente in panico, gli zombi stavano per scaraventarlo a terra e lui ha ben pensato di scappare. Io, armato di coltello sono riuscito ad atterrare un cadavere e a rispedirlo nel posto dal quale stavolta non sarebbe più tornato, Pietro lottava con tutte le sue energie per proteggere Simona ,ma loro erano troppi, anch’io iniziavo a non tenere più a bada quelle mani scheletriche, pensavo saremmo morti fino a che un urlo ci ha fatti sperare:
“DI QUI FORZA CORRETE” Matteo aveva trovato una via di fuga, mi sono precipitato di corsa senza badare alla coppia che era con noi, poi mi sono bloccato e ho visto Simona che mi raggiungeva piangendo, dietro di lei tre zombi stavano divorando Pietro, quell’uomo moriva in un modo spaventoso senza emettere un lamento… non lo scorderò mai…
IL GIORNO ZERO
IL PRESENTE
Sta scendendo la notte,e non solo sulla mia vita, vorrei chiudere un po’ gli occhi, ma ho paura che non riuscirei più a tornare dall’oscurità, ho notato che fuori le mamme zombi non sono più sole, un corpo con abiti puliti si muove verso un cespuglio ,quei vestiti puliti mi dicono che deve essersi trasformato da poco, è una cosa che in quest’anno di fughe ho notato spesso, i primi a tornare dal mondo dei morti hanno stracci a brandelli, quando li hanno, visto che molti ormai vanno in giro nudi coi loro corpi secchi che ricordato delle mummie. Ma quando incontri uno zombi con abiti semi-nuovi… be’ vuol dire che quel poveraccio ha resistito alla prima ondata e ha cercato di sopravvivere come ho fatto io… cazzo quando mi sarò trasformato avrò questa camicia sporca del mio stesso sangue, se riuscirò a lasciare questa stanza spero che un sopravvissuto mi faccia un buco in testa il prima possibile, non voglio andare in giro per mesi… e se anche in quello stato avessi dei pensieri? Dei sentimenti? Per quanto primordiali… devo cercare di alzarmi e raggiungere la porta che quel bastardo ha chiuso.

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